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Il segreto del bosco vecchio, recensione

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Buonasera miei affezionatissimi,

ieri ho dato un altro esame (yeyy) e una delle prime cose che ho fatto per rilassarmi un po’ è stata proprio leggere il libro che vi vado a recensire. Per il futuro direi che continuerò a parlarvi di volta in volta di ciò che avrò letto piuttosto che fare delle recensioni su cose lette mesi/anni fa di cui potrei non avere un ricordo chiarissimo, (tuttalpiù se si trattasse di un libro, supponiamo il volume 3, di una serie, allora magari farò menzione dei precedenti). Fatemi sapere se vi può andare bene come sistema, ora non indugio oltre e vi lascio alla recensione:

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Il segreto del bosco vecchio di Dino Buzzati

Trama: L’ex colonnello Proclo diventa padrone di un terreno e di una casa che comprendono, di fatto, una gran porzione del Bosco Vecchio, noto in tutta la vallata- e non solo- per i suoi vecchissimi alberi. Dalle cornacchie al vento locali, nulla è come sembra in quel del Bosco Vecchio e il Colonnello dovrà usare tutto il suo ingegno per continuare ad affermare la sua autorità nella vallata.


Citazione che mi ha colpito:
” Poveretti anche loro ” continuò il Bernardi ” non ne avevano colpa. Avevano finito di essere bambini, non se l’immaginavano neppure. Il tempo, c’è poco da dire, era passato anche sopra di loro e non se n’erano affatto accorti. A quell’età è naturale. A quell’età si guarda avanti, non si pensa a quello che è stato. Ridevano spensieratamente come se nulla fosse successo, come se tutto un mondo non si fosse chiuso dietro a loro.


La mia reazione
: Fin dalla prima pagina mi si sono fissate in mente due citazioni che vorrei condividere con voi

Questa foresta è vecchia. Molto vecchia. Piena di ricordi e rabbia.(Il signore degli anelli: Le due Torri, P.Jackson)

la prima ve l’ho voluta riportare letteralmente, ed è il commento di

Legolas alla foresta di Fangorn, foresta che mi è sembrata molto simile al Bosco Vecchio e che ci fa entrare subito nel vivo della vicenda che è ambientata per la maggior parte nel fitto di una foresta; la seconda invece non è una citazione diretta, ma più un’ immagine che la mia mente ha collegato all’incipit del testo, si tratta della scena iniziale di Frankenstein Junior (Mel Brooks) quando appunto lo scienziato protagonista viene a sapere di essere in entrato in possesso di una magione in Transilvania appartenuta al defunto Barone, le reazioni dei protagonisti non sono diversissime, il Proclo non è meno straniero di Frankenstein al suo arrivo e sta a lui stesso dover cambiare le cose.
Perchè ho voluto cominciare a darvi la mia opinione partendo da queste due immagini? Perchè le ho trovate senz’altro molto evocative e trovo mi siano utili come strumenti per dire quello che Il segreto del Bosco Vecchio mi ha lasciato . Questo romanzo è una fiaba, e come tale immagino possa essere letto come una grande metafora, e quindi con una serie di allegorie molto elaborate oppure così come ci viene proposto, con i suoi personaggi e le sue vicende più immediate; io scelgo di parlarvene seguendo i “soli elementi” che la lettura letterale potrebbe lasciarvi, a voi eventualmente spetta l’onere di cercarne altri meno evidenti sin da riga 1.
Probabilmente avrei passeggiato più volentieri tra gli alberi del Bosco Vecchio qualche anno fa, al punto che sarei rimasta più a lungo con il naso all’insù a rimirare le fronde degli alberi o a nascondermi tra qualche suo cespuglio, ma questo non vuol dire che oggi non abbia apprezzato questo testo, anzi. L’ho trovato innanzitutto ben confezionato, ma soprattutto è stata una lettura piacevole fin da subito e per tutta la durata della vicenda per di più il Proclo è un personaggio un po’ burbero, di quelli alla Scrooge (es calzanti: Il canto di natale, Dickens|Zio Paperone, Disney) che piacciono tanto a me.

Perchè dovreste leggere questo libro? Perchè è un viaggio verso una terra non troppo lontana, verso un posto non troppo esotico e non troppo lontano da casa; è un po’ come immergere un dito del piede in una piscina per saggiare la temperatura dell’acqua, il resto del corpo è all’asciutto, e ci sembra così di poter scoprire qualcosa senza esporci troppo, come se in questo caso leggere di luoghi che potrebbero esserci familiari sia meno “immaginifico” che leggere di mondi alieni o di mondi sotterranei; potete provare ad addentrare un solo dito tra questi alberi, provare provare a limitarvi a sbirciare da lontano, ma ne sarete circondati ancora prima di rendervene conto.
E’ una storia questa che sà di casa, di cortecce umide e di mattine invernali, di passeggiate solitarie e di racconti intorno al fuoco, vi sorprenderà lentamente, ma costantemente per 150 pagine, ma come tutte le belle storie signori miei, non è certo la quantità di pagine a determinarne il “peso”.

Voto:★★★☆

Spero sia chiaro che il libro mi sia piaciuto, vi rimando alla valutazione “sintetica” per chiarire meglio quanto; ho voluto fare un esperimento: leggere un libro che avevo da leggere in libreria da molto tempo; non sono abituata a farlo e non credo che mi ricapiterà presto in quanto sono solita leggere i libri quasi subito dopo averli comprati, soprattutto se si tratta di una copia digitale. L’esperimento è riuscito nel senso che il libro mi è piaciuto, ma è stata la conferma del fatto che non mi trovo bene con il leggere libri “arretrati” mi carica di aspettative non richieste e mi fa sentire in colpa nei confronti dei volumi che sono rimasti abbandonati sugli scaffali, non lo farò per molto tempo, potete starne certi. Sia che si tratti di libri di secoli fa che ancora non conosco, sia che si tratti di volumi pubblicati nel mese scorso, cercherò di non abbandonarli più.

E voi cosa mi dite, avete già letto questo libro o contate di leggerlo? Insomma, aspetto i vostri commenti,

La vostra affezionatissima,
L.

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