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Zoya

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Buongiorno miei affezionatissimi,
anche oggi vi parlo dell’ultimo libro che ho letto.
Sperando possa farvi un minimo di compagnia in questa giornata torrida, vi auguro una buona lettura!

Qualche giorno fa ho deciso di partecipare alla Challenge A-Z 2015 indetta dalla Penguin e, dopo aver accuratamente depennato i 5 romanzi che ho già letto in passato, oggi ho depennato il primo titolo “nuovo” dalla suddetta lista. Apro le danze con la lettera Z, cioè con

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Zoya di Danielle Steel, Sperling & Kupfer editori

Prima di arrivare alla recensione vera e propria mi concederò una breve parentesi, certa che comprenderete il nesso con quello che poi sarà il mio giudizio su questo titolo.

Tra le librerie dove mi è capitato di gironzolare in cerca di nuovi titoli da leggere, credo che ci sia sempre stato almeno un libro di Danielle Steel e in casa mia sono entrati almeno una ventina dei suoi romanzi che hanno regalato a mia madre ore e ore di lettura, ma non ne avevo mai letto uno.

Io ho un discreto livello di auto-disciplina e sono in grado di impormi anche cose insulse, vd.: mai leggere i romanzi di mia madre.
Lei mi ha sempre permesso di leggere i suoi volumi, ma è pur vero che siamo due persone talmente diverse che non stupisce che io abbia mantenuto questa sorta di regime per anni, quello che invece dovrebbe stupirVi è che io abbia cominciato a leggerne uno ogni tanto, ma…lei ha parecchi libri e io leggo parecchio. I conti tornano.

A corredo potrei aggiungere che Zoya non è esattamente il genere di romanzo che leggerei di mia spontanea volontà, ma se non è il mio primo post che leggi su questo blog, questo lo sai già, quindi posso proseguire. Ah, questa volta troverai qualche gif di Anastasia a corredo, perchè ricordano vagamente i temi di questa storia e perchè penso che possano rendere questo post un po’ meno pieno di testo.

La trama è condensata nella quarta di copertina, ma io vi lascio la mia solita “trama secondo me”.

Zoya deve fuggire da Pietrogrado e insieme alla nonna e al cocchiere affronta un lungo viaggio verso Parigi. Là dovrà adattarsi ad una vita molto diversa da quella a cui era abituata, dimostrerà di essere cresciuta molto in fretta e darà dimostrazione di sapersi re-inventare più e più volte prima della fine del romanzo.

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Sì, la mia trama è più faziosa di quella riportata sul retro del libro, ma accludere l’interno svolgersi degli eventi non mi sembra tanto più corretto.

Ho appreso con stupore il numero di pagine di questo romanzo 468? Non lo avrei mai detto. La prima parte in particolare si legge molto in fretta, Rivoluzione russa, carrozze e uova Fabergè, ci sono davvero troppe cose di cui doversi preoccupare per far caso al numero di pagine che scorre a piè di pagina.

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La seconda parte mi ha portato vicina alla commozione almeno in un paio di occasioni, ma lasciatemi dire che con una storia che vede una Rivoluzione e due Guerre Mondiali sullo sfondo è difficile rimanere indifferenti.

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La prosa della Steel è qualcosa che non leggevo da un po’ di tempo, se non proprio in alcuni russi;  dice molto con poche parole. Quindi no, questo libro non è stucchevole come temevo.

Il centro della storia sono indubbiamente i suoi personaggi, Zoya è protagonista indiscussa, ma ci sono almeno un altro paio di personaggi che mi hanno colpita. Non ci sono astronauti o esploratori del deserto, eppure tutti i suoi personaggi sembrano avere la loro dose di “unicità” da elargire con il passare dei capitoli.

In qualche modo è una storia di speranze perdute e poi ritrovate, per quanto mi riguarda vorrei più protagoniste come Zoya, è una donna che ha imparato ad apprezzare il lusso, ma che è anche in grado di comprendere quali siano le cose che sono davvero importanti alla fine della giornata. Ha senso pratico senza essere in grado di riparare un lavandino, non so se rendo l’idea.

Mia madre e le recensioni che ho letto qua e la confermano che questo sia un romanzo atipico per questa autrice, quindi non credo che leggerò altri suoi titoli, ma ciò non cambia il fatto che io abbia sinceramente apprezzato il personaggio di Zoya e abbia letto con piacere le sue avventure.

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Va bene Anastasia, ci darò un taglio.

Io non ho ascoltato nulla durante la lettura di questo romanzo, ma se ti interessano possibili playlist su cui indugerei, proporrei qualcosa di russo:
in caso ti faccia piacere ascoltare un po’ di musica sinfonica priva di cantato ti basterà googlare “compositori russi” per avere l’imbarazzo della scelta, io comunque opterei per
Sergej Sergeevič Prokof’ev‎ e/o Pëtr Il’ič Čajkovskij
visto che si parla di balletto russo. Nel caso tu preferisca un’atmosfera più pop:
t.A.T.u ,
nel caso tu voglia del testo, ma non ti garbi troppo il pop direi che
Moskau dei Rammstein feat t.A.T.u
potrebbe essere un’ottima soluzione.

In sintesi:

Da Zoya è tutto,
a presto miei affezionatissimi,
A./L.

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