Letto in: Glen Duncan, “l’Ultimo lupo mannaro”, Isbn edizioni, Milano, 2011.
[Pubblicato per la prima volta nel 2011, 474 pp ].
In estrema sintesi:
★★★☆
Jacob è un lupo mannaro ed è l’ultimo della sua specie.
Qui la bestia divora, dilania, brucia, facendo scempio delle proteste di suo “fratello” – e dei lettori dallo stomaco debole – da quasi due secoli. La fame, la sete e la lussuria sono spinte sufficienti alla sopravvivenza del wulf, ma all’uomo serve altro per guardare al domani: qualcosa o qualcuno per cui valga la pena vivere. Sempre che non voglia sperimentare l’estinzione, s’intende. La vita di un solo essere umano – come scrive Ungaretti nella sua “Soldati” – può cadere come cadono le foglie dagli alberi, ma una creatura
dotata di zanne e artigli può, e deve, fare molto più rumore. E questa è la storia che Glen Duncan ha deciso di raccontare.
Indicazioni varie:
- Questo titolo è il primo di una trilogia, ma ho ragione di credere che la Isbn abbia tradotto e pubblicato solo i primi due volumi.
- Il lingua originale è pubblicato come “The last werewolf”.
- La prosa di Duncan è squisitamente colorita.
- Non consiglio la lettura di questo libro ai CioFini o a chi non gradisca rappresentazioni vivide e puntuali di sangue e sesso, anche combinati.
- Ha un finale vero e proprio quindi può essere letto senza dover correre all’acquisto dei seguiti.
- Inserito nella reading challenge 2017 come libro che mi aveva incuriosita online [ ne parlò @fredfrez in un suo video books].
- In apertura al post troverete una delle citazioni che ho preferito.
- La grafica della copertina dovrebbe essere a opera di Alice Beniero, io l’ho presa e ne ho fatto l’immagine di apertura di questo post.